mercoledì, dicembre 28, 2005


Il costo dell'Amore

A tutti gli innamorati..

Amare costa.
Costa dire "Hai ragione". Costa dire "Perdonami" ed anche dire"Ti perdono" costa. Costa la confidenza, costa la pazienza. Costa fare una cosa che non hai voglia di fare ma che lui vuole. Costa cercare di capire. Costa tenere il silenzio, La fedeltà costa e sorridere al suo cattivo umore e trattenere le lacrime che lo fanno soffrire. A volte costa impuntarsi, a volte costa cedere. Costa dir sempre "E' colpa mia". Costa confidarsi e ricevere confidenze. Costa sopportare i difetti e cancellare le piccole ombre. Costa condividere i dolori. Costa la lontananza e costano i distacchi. Costano le nubi passeggere. Costa avere opinioni differenti. Costa dir sempre di "Si".
Eppure è proprio a questo prezzo che si genera l'Amore...

sabato, dicembre 24, 2005


Buon Natale a tutti!

Oggi è la vigilia di Natale e come regalo vorrei dedicarvi questo brano di Dino Buzzati tratto dal suo Milano nostra, perché possa farvi riflettere sul significato che ha oggi il Natale, molto differente da quello che realmente dovrebbe essere…

Nel paradiso degli animali l'anima del somarello chiese all'anima del bue:- Ti ricordi per caso quella notte, tanti anni fa, quando ci siamo trovati in una specie di capanna e là, nella mangiatoia...?- Lasciami pensare... Ma sì - rispose il bue. - Nella mangiatoia, se ben ricordo, c'era un bambino appena nato. - Bravo. E da allora sapresti immaginare quanti anni sono passati?- Eh no, figurati. Con la memoria da bue che mi ritrovo.- Millenovecentosettanta, esattamente. - Accidenti!- E a proposito, lo sai chi era quel bambino?- Come faccio a saperlo? Era gente di passaggio, se non sbaglio. Certo, era un bellissimo bambino.L'asinello sussurrò qualche cosa in un orecchio al bue.- Ma no! - fece costui - Sul serio? Vorrai scherzare spero. - La verità. Lo giuro. Del resto io l'avevo capito subito... - Io no - confessò il bue - Si vede che tu sei più intelligente. A me non aveva neppure sfiorato il sospetto. Benché, certo, a vedersi, era un fantolino straordinario.- Bene, da allora gli uomini ogni anno fanno grande festa per l'anniversario della nascita. Per loro è la giornata più bella. Tu li vedessi. È il tempo della serenità, della dolcezza, del riposo dell'animo, della pace, delle gioie famigliari, del volersi bene. Perfino i manigoldi diventano buoni come agnelli. Lo chiamano Natale. Anzi, mi viene un'idea. Già che siamo in argomento, perché non andiamo a dare un'occhiata?- Dove?- Giù sulla terra, no! - Ci sei già stato?- Ogni anno, o quasi, faccio una scappata. Ho un lasciapassare speciale. Te lo puoi fare dare anche tu. Dopotutto, qualche piccola benemerenza possiamo vantarla, noi due.- Per via di aver scaldato il bimbo col fiato?- Su, vieni, se non vuoi perdere il meglio. Oggi è la Vigilia.- E il lasciapassare per me? - Ho un cugino all'ufficio passaporti.
Il lasciapassare fu concesso. Partirono. Lievi lievi, come mammiferi disincarnati. Planarono sulla terra, adocchiarono un lume; vi puntarono sopra. Il lume era una grandissima città. Ed ecco il somarello e il bue aggirarsi per le vie del centro. Trattandosi di spirito, automobili e tram gli passavano attraverso senza danno, e alla loro volta le due bestie passavano attraverso i muri come se fossero fatti d'aria. Così potevano vedere bene tutto quanto. Era uno spettacolo impressionante, mille lumi, le vetrine, le ghirlande, gli abeti e lo sterminato ingorgo di automobili, e il vertiginoso formicolio della gente che andava e veniva, entrava e usciva, tutti carichi di pacchi e pacchetti, con un'espressione ansiosa e frenetica, come se fossero inseguiti. Il somarello sembrava divertito. Il bue si guardava intorno con spavento.- Senti, amico: mi avevi detto che mi portavi a vedere il Natale. Ma devi esserti sbagliato. Qui stanno facendo la guerra.- Ma non vedi come sono tutti contenti? - Contenti? A me sembrano dei pazzi.- Perché tu sei un provinciale, caro il mio bue. Tu non sei pratico degli uomini moderni, tutto qui. Per sentirsi felici, hanno bisogno di rovinarsi i nervi. Per togliersi da quella confusione, il bue, valendosi della sua natura di spirito, fece una svolazzatine e si fermò a curiosare a una finestra del decimo piano. E l'asinello, gentilmente, dietro. Videro una stanza riccamente ammobiliata e nella stanza, seduta ad un tavolo, una signora molto preoccupata.Alla sua sinistra, sul tavolo, un cumulo alto mezzo metro di carte e cartoncini colorati, alla sua destra una pila di cartoncini bianchi. Con l'evidente assillo di non perdere un minuto, la signora, sveltissima, prendeva uno dei cartoncini colorati lo esaminava un istante poi consultava grossi volumi, subito scriveva su uno dei cartoncini bianchi, lo infilava in una busta, scriveva qualcosa sulla busta, chiudeva la busta quindi prendeva dal mucchio di destra un altro cartoncino e ricominciava la manovra. Quanto tempo ci vorrà a smaltirlo? La sciagurata ansimava. - La pagheranno, bene, immagino, - fece il bue - per un lavoro simile.- Sei ingenuo, amico mio. Questa è una signora ricchissima e della migliore società. - E allora perché si sta massacrando così?- Non si massacra. Sta rispondendo ai biglietti di auguri.- Auguri? E a che cosa servono?- Niente. Zero. Ma chissà come, gli uomini ne hanno una mania.Si affacciarono, più in là, a un'altra finestra. Anche qui, gente che, trafelava, scriveva biglietti su biglietti, la fronte imperlata di sudore. Dovunque le bestie guardassero, ecco uomini e donne fare pacchi, preparare buste, correre al telefono, spostarsi fulmineamente da una stanza all'altra portando spaghi, nastri, carte, pendagli e intanto entravano giovani inservienti con la faccia devastata portando altri pacchi, altri scatole altri fiori altri mucchi di auguri. E tutto era precipitazione ansia fastidio confusione e una terribile fatica. Dappertutto lo stesso spettacolo. Andare e venire, comprare e impaccare spedire e ricevere imballare e sballare chiamare e rispondere e tutti correvano tutti ansimavano con il terrore di non fare in tempo e qualcuno crollava boccheggiando. - Mi avevi detto - osservò il bue - che era la festa della serenità, della pace.- Già - rispose l'asinello. - Una volta infatti era così. Ma, cosa vuoi, da qualche anno, sarà questione della società dei consumi... Li ha morsi una misteriosa tarantola. Ascoltali, ascoltali.Il bue tese le orecchie.Per le strade nei negozi negli uffici nelle fabbriche uomini e donne parlavano fitto fitto scambiandosi come automi delle monotone formule buon Natale auguri auguri a lei grazie altrettanto auguri buon Natale. Un brusio che riempiva la città. - Ma ci credono? - chiese il bue - Lo dicono sul serio? Vogliono davvero tanto bene al prossimo?L'asinello tacque.- E se ci ritirassimo un poco in disparte? - suggerì il bovino. - Ho ormai la testa che è un pallone... Sei proprio sicuro che non sono usciti tutti matti?- No, no. È semplicemente Natale. - Ce n'è troppo, allora. Ti ricordi quella notte a Betlemme, la capanna, i pastori, quel bel bambino. Era freddo anche lì, eppure c'era una pace, una soddisfazione. Come era diverso. - E quelle zampogne lontane che si sentivano appena appena.- E sul tetto, ti ricordi, come un lieve svolazzamento. Chissà che uccelli erano.- Uccelli? Testone che non sei altro. Angeli erano. - E la stella? Non ti ricordi che razza di stella, proprio sopra la capanna? Chissà che non ci sia ancora. Le stelle hanno una vita lunga.- Ho idea di no - disse l'asino - c'è poca aria di stelle, qui. Alzarono il muso a guardare, e infatti non si vedeva niente, sulla città c'era un soffitto di caligine e di smog.

Carissimi, auguro un caldo Natale a tutti voi, che possiate trascorrerlo in pace e serenità con le persone che più amate e che possiate riscoprirne la sua reale essenza!! Ve lo auguro di cuore…

mercoledì, dicembre 21, 2005


Imparate a guardare negli occhi dei bambini

Sono estremamente convinta che non veniamo al mondo come tabula rasa. Alla nascita ci arriviamo con una storia tutta nostra, storia di nove mesi trascorsi nel luogo più sicuro, caldo materno che possa esistere. Al momento della nascita siamo già ereditari di caratteristiche genetiche provenienti dai nostri genitori. Tutto questo contribuisce inevitabilmente a determinare l'indole di un bambino. Ma il carattere, quello dipenderà decisamente dal modo in cui quel bambino riceverà amore, dolcezza, calore, tenerezza e comprensione oppure rifiuto, freddezza, indifferenza, crudeltà o violenza nei primi anni della sua fragile vita. L'esperienza di cure amorevoli è lo stimolo indispensabile e necessario perché il bambino possa sviluppare capacità di empatia. Se l’amore necessario viene meno, se si abbandona un bambino ad un’infanzia trascurata, solitaria o ancor peggio caratterizzata da abusi fisici, il bambino sarà distrutto interiormente e la sua capacità innata di fiducia e amore si spezzerà.
Il rispetto e la tutela dei bisogni di un bambino sono cose che dovremmo dare per scontate. Ma questo traguardo sembra essere ancora lontano.
Smettetela di guardare ai bambini come qualcosa su cui ergere il vostro potere! Smettetela di vederli come qualcosa su cui padroneggiare! I bambini sono angeli ai quali bisogna insegnare a volare! Imparate a guardarli negli occhi mentre vi parlano o tentano di dirvi qualcosa! Imparate a prenderli per mano, ad accoglierli sulle vostre ginocchia, a raccontargli storie di amore e fantasia! Imparate a farli sognare!
Adulti, ascoltate i bambini! Per troppo tempo avete dato ascolto a sapienti e saggi! Per troppo tempo avete creduto nel denaro, nel potere, nella prosperità, nella violenza!
Nel momento in cui vi chinerete davanti ad un bambino tutto sarà nuovo, sorprendentemente luminoso perchè solo i bambini riescono a scorgere tutto ciò che il mondo ti spinge a dimenticare: la bellezza di tutto ciò che è vivente!
Fate vostri gli occhi dei bambini per vedere la vita in modo diverso! Accogliete i sogni dei bambini, accogliete i loro sorrisi, accogliete i loro cuori!

martedì, dicembre 20, 2005


L'amore: unica chiave

Sapete, credo fortemente che l'amore sia l'unica chiave che entra nella serratura del paradiso.
In ogni sorriso, in ogni parola cortese, in ogni gesto d'affetto e di amicizia che doni a qualcuno, c'è un pezzo di paradiso. In ogni cuore aperto al mondo, in ogni casa accogliente dove arde un incantevole focolare, c'è un pezzo di paradiso.
C'è un pezzo di paradiso in ogni oasi d'amore, in ogni sguardo leale, in ogni cuore disponibile.
L'amore è una nostra responsabilità.
Se non viviamo d'amore, non possiamo assolutamente permetterci di attribuire a Dio la responsabilità della miseria nel mondo! Perchè Dio ha deposto il suo amore nelle nostre mani, nei nostri cuori, proprio come una chiave per tutte le diverse porte di ogni pezzetto di paradiso.
Alcune persone hanno un cuore d'oro. tutto ciò che fanno e che dicono irradia cordialità, serenità, onestà. Altre non hanno fiducia in loro, nel loro cuore e non agiscono mai seguendo i suoi consigli.. è una pena..

Non è forse il cuore quel piccolo luogo del nostro immenso pianeta tramite il quale l'amore entra nel mondo?

domenica, dicembre 18, 2005


Amare è un impegno difficile

L'amore non è fatto esclusivamente per le persone pacifiche, esso non è tantomeno un oggetto di lusso che si possa comprare! L'amore è un impegno che tutti coloro che convivono con gli altri, con volontà ed amicizia, dovrebbero rendere proprio.
L'amore è un impegno difficile. Durante l'innamoramento tutto funziona per inerzia. Ci sono le sensazioni, ci sono le emozioni, il tempo è sempre troppo breve! Ma nessuno in questi casi è meritevole d'amore! Voler bene solo perchè l'altro è degno d'essere amato finisce in fallimento, finisce in nullità!! Amare è impegno profondo, è dedizione profonda!
L'amore è quindi un impegno difficile!
Amare significa fidarsi incondizionatamente, partecipare e lasciare gli altri essere partecipi delle nostre gioie, delle nostre preoccupazioni e delle nostre sofferenze.
L'amore è responsabilità. In amore bisogna sempre donare più di se stessi. Nell'economia dell'amore bisogna donare molto più di quanto si possiede. In amore bisogna donare se stessi, nella completa totalità.
Si ama realmente quando nella tua anima e nel tuo cuore fai esperienza del dolore dell'altro, quando quel dolore e quella preoccupazione la rendi tua; proprio come se quel dolore si addentrasse nel tuo corpo. Si ama quando le gioie dell'altro sono le tue gioie; quando le vittorie della persona amata divengono tue vittorie!
In amore, quello vero, non si è mai soli. Non si è mai soli, anche se tristi e ammalati. Anche se ci si trova nell'angolo più sperduto del mondo! Nell'amore quello vero, si è sempre in due per dividere la gioia e per reggere e sopportare e reggere insieme le situazioni dolorose.

sabato, dicembre 17, 2005

Tenerezza: dove sei?

Ai giorni nostri è difficile parlare di tenerezza. Oggi i gesti affettivi sono ritrosi, timidi e sfuggenti come avessero pudore di farsi cogliere. E’ l’aridità affettiva che, purtroppo, domina il presente. Si può dire che oggigiorno si nasce con l’inibizione affettiva stampata addosso, e si cresce rigidi, delimitando uno spazio vuoto intorno al corpo.
Ai pochi gesti affettivi si ricorre per obbligo: partenze, lutti, occasioni solenni…ma vi si ricorre sempre furtivamente. Il bacio o l’abbraccio è rapido e schivo, si ha sempre il bisogno di ricomporsi il più frettolosamente possibile nel nostro assetto normale. Anche ai bambini e ai giovani le carezze sono “somministrate” con assoluta moderazione, quasi a non tradirsi, a non scoprire una debolezza vergognosa.
Il trasporto affettivo è considerato una mancanza di nerbo, disonorevole se non in particolari circostanze. E così i bambini, i ragazzi crescono schivi, timidi e chiusi in se stessi. La paura di tradirsi e scoprirsi, di rivelarsi e di creare comunione e di spalancarsi dinanzi agli altri è causa fatale di un progressivo isolamento. Se si vuole comunicare veramente bisogna comunicare con tutto se stessi. Il corpo è espressione dell’anima ed il linguaggio dei gesti è il lessico dello spirito. Se il calore umano non si manifesta all’esterno, vuol dire che è carente anche nell’intimo…esso si è ridotto ad una fiammella esitante che il vento dell’orgoglio incessantemente minaccia. Di quale orgoglio, poi? La superbia di non voler far vedere come si è fatti, di non mostrarsi come quello che invece si è chiamati ad essere…

La nostra mente è così contorta: ora c’è anche questa strana vergogna.

Dove c’è riserva mentale non c’è dialogo; dove comanda il ritegno non c’è confidenza. Si vive accanto agli altri ma non insieme… Ma c’è anche il rovescio della medaglia. Gli abbracci plateali, le smancerie, i baci schioccanti,…fanno parte della medesima menzogna. La menzogna di non voler apparire per quel che si è, di fingersi altri e diversi, di voler distendere sull’anima una fitta cortina; e tutto questo perché gli altri non ci conoscano. E poi, ipocriti, deploriamo un destino di solitudine.

venerdì, dicembre 16, 2005

La terra è celestiale.
E' un sogno.
Ma quando il sogno appartiene a due persone che si amano
e corrisponde a due cuori,
allora esistono il cielo e la terra.

L'amore è paziente.
L'amore è benigno.
l'amore non si irrita,
non si vanta,
non si insuperbisce.
Non è insolente
nè agisce egoisticamente;
sfugge le provocazioni
e non conserva rancore.
Non gode dell'ingiustizia,
gioisce, questo sì, per la verità.
L'amore ha la forza di tutto sopportare,
crede a tutto,
confida sempre
ed è fedele:
l'amore non viene mai meno.

San Paolo, Prima lettera ai Corinzi, 13


L'amore è come acqua. Senz'acqua non si può vivere. L'acqua è un elemento primario, una forza cosmica. Una goccia d'acqua dà vigore al fiore perchè non appassisca.
L'acqua è vita! L'amore è acqua di vita!!!