lunedì, novembre 27, 2006


Un motivo per cui vale la pena di vivere.

venerdì, novembre 24, 2006

Caro Babbo Natale,
Ne sono passati anni dall’ultima letterina, eh? Dai tempi delle bambole. Io ti facevo la mia richiesta e tu, sempre pronto, esaudivi ogni mio desiderio. Bei tempi quelli. Poi però, crescendo, non scrissi più letterine, e a malapena mi ricordai di te. Ma ora voglio ricominciare. Non mi riconoscerai più, è passato così tanto tempo e tu sarai vecchio e probabilmente un pò stanco. Ed io sono cambiata un po’ da allora. Un bel po’.
Ho quasi ventiquatt’anni, Babbo Natale, e probabilmente starai ridendo a leggere questa mia letterina. Ma io desidero scriverla e questo perché so che tu puoi tutto. E quest’anno mi voglio rifare di tutti gli anni passati in cui non ti chiesi nulla, caro Babbo Natale. E spero tu mi ascolterai…
Vorrei molte cose questo Natale, sai? Per esempio vorrei non dovere più scrivere righe come queste (e quante ne scrivo!) con un forte groppo in gola; vorrei non dovermi guardare avanti e vedere solo buio; vorrei mi facessi diventare migliore, una donna migliore, una figlia migliore, una compagna migliore, un'amica migliore; o perlomeno all’altezza delle aspettative che io ho di me e che, soprattutto, gli altri hanno di me. Ti chiedo molto vero, Babbo Natale? Ma tu puoi tutto, quindi spero che tu possa almeno provarci… Desidero che la notte del 24 dicembre qualcosa di speciale mi riscaldi il cuore. Sono anni che non trascorro un Natale sereno, un Natale felice. Desidero un Natale speciale per me e per le persone che amo e che mi sono accanto.
Desidero trovare la mia strada, Babbo… desidero comprendere lo scopo di questa mia vita. Fa che tutta l’ansia, la tensione che mi attanagliano il cuore svaniscano e lascino spazio ad ottimismo e fiducia in me stessa.
Con te so di potermi permettere di essere patetica, di potermi denudare di tutte queste finte sicurezze che tutti credono io abbia. Tu mi conosci, tu sai come sono, sai cosa c’è nel profondo della mia anima e del mio cuore.
E so che stai anche pensando che devo smetterla di guardare il mondo con gli occhi di un bambino ingenuo… e di pensare a quel bambino. Quel bambino che non ho, quel bambino che desidero fortemente. Ci sarà, vero babbo Natale? Perché ho il presentimento che la mia vita dipenda solo da lui. Ho le lacrime agli occhi, sai? E sento che mi capisci, sento che mi sei vicino e sento che esaudirai queste mie richieste.
Ti chiedo un’ultimissima cosa Babbo, ti chiedo di rendermi meno sensibile… mi rendo conto che il mondo non è fatto per chi piange e chi, come me, rende personali qualsiasi sofferenza altrui.
So che mi stai ascoltando Babbo, lo so e ti ringrazio. E spero che la realtà, per una volta, una sola, non abbia ancora il sopravvento su questa mia fantasia.
Ti voglio bene Babbo, tanto bene.
Un abbraccio

mercoledì, novembre 15, 2006


“Il più grande bisogno del mondo è il bisogno di uomini che non si possono né comprare né vendere; uomini che sono leali e onesti fino nell’intimo del loro animo; uomini che non hanno paura di chiamare il peccato con il suo vero nome; uomini la cui coscienza è fedele al dovere come l’ago magnetico lo è al polo; uomini che stanno per la giustizia anche se dovessero crollare i cieli.
Gli uomini grandi sono:
Veritieri, senza arroganza. Umili, senza autodegradazione. Allegri, senza leggerezza. Seri, senza disperazione. Giusti, senza presunzione. Severi, senza cattiveria. Forti, senza crudeltà. Buoni, senza mollezza. Misericordiosi, senza lasciar correre Miti, senza ostentazione. Pacifici, senza falsità. Vigilanti, senza ossessione. Sani, senza torpore. Sicuri, senza follia. Poveri, senza miseria. Ricchi, senza avarizia. Prudenti, senza sospetto.
Gli uomini grandi sono dotti, ma senza volerlo sembrare; docili, ma inclini alla saggezza; umani, ma senza avidità; ospitali, ma sobri; laboriosi, ma senza confidarsi in se stessi; santi, ma senza accorgersene.
Di uomini grandi ne conosco solo uno: Gesù Cristo; imitarlo è un privilegio."

mercoledì, novembre 08, 2006


IMPARATE DAI PICCOLI!
Un bambino ed il suo papà erano seduti sul treno. Il viaggio sarebbe durato un’ora circa. Il padre si siede comodamente e si mette a leggere una rivista per distrarsi.Ad un certo punto il bambino lo interrompe e domanda: “Cos’è quello, papà?”. L’uomo si volta per vedere quello che gli aveva indicato il bambino e risponde: “E’ una fattoria.” Incomincia di nuovo a leggere quando il bambino gli domanda un’altra volta: “Quando arriveremo, papà?”. Il padre gli risponde che manca ancora molto. Aveva di nuovo cominciato a leggere la sua rivista quando un’altra domanda del bambino lo interrompe e così per tantissime altre volte. Il padre disperato cerca la maniera di distrarre il bambino. Vede sulla rivista che stava leggendo la figura del mappamondo, la rompe in molti pezzetti e li da al figlio invitandolo a ricostruire la figura del mappamondo. Così si siede felice sul suo sedile convinto che il bambino sarebbe stato occupato per tutto il resto del viaggio.Aveva appena cominciato a leggere di nuovo la sua rivista quando il bambino esclama: “HO TERMINATO”. “Impossibile! Non posso crederci! Come hai potuto ricostruire il mondo in così poco tempo?” Però il mappamondo era stato ricostruito perfettamente. Allora il padre gli domanda di nuovo: “Come hai potuto ricostruire il mondo così rapidamente?”Il bambino risponde: “Non mi sono fissato sul mondo.... dietro al foglio c’era la figura di un uomo, HO RICOSTRUITO L’UOMO E IL MONDO SI E’ AGGIUSTATO DA SOLO !!!!”.